Tenere il mondo dentro lo sguardo è riappropriarsi della capacità di vedere in cui è implicato il nostro esistere; protendersi (non solo con lo sguardo) verso tutto ciò che vive. Guardare, alla fine, è ritrovare lo stato primordiale della creazione (sperimentabile prima della parola), che è in grado di restituirci al nostro vero io.
E' lo stato che definiamo creativo a ricondurci alla percezione della sostanziale bontà di un mondo che la parola (logos) è chiamata ad organizzare sottraendolo al caos.
Un caos primordiale che percepiamo nelle alte montagne, che si sottraggono alla mano dell'uomo rivendicando la propria alterità; nei paesaggi godibili dalle finestre (di cui è felice metafora il quadro con la cornice); nelle nuvole senza confini, vaganti in un cielo informe e assoluto; nel fuoco che illumina le notti e suscita il misterioso emergere di forme accessibili solo all'immaginazione.
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